La casa della piccola Nini si trovava sulla luna, nel perfetto incavo dello spicchio bianco. Era verde e piccina. Aveva un tetto di fuliggine e non servivano porte. Nini aveva avuto tutto il tempo del mondo per costruirla e una volta terminata si divertiva a guardare la galassia da lassù.
“Oh che bella palla colorata” pensò un giorno osservando la Terra. “Mi piacerebbe tanto farci un giretto…” si disse e così si mise a costruire una scala lunga, lunga sempre più lunga.
“È pronta!” esclamò felice quando sentì la punta della scala poggiare al suolo.
“E così te ne vai, amica mia?” le chiese la luna.
“Un pochino ma tra poco torno, non ti preoccupare”
“Oh piccolina, non si può. Chi parte dal Cielo per andare a visitare la Terra lo fa per sempre” sorrise dolce la luna.
“E perché?”
“Beh vediamo… Vivi qui da sempre ma solo da poco hai dato vita a quella scala, no? Sai perché? Quella scala ha tanti pioli quanti sono i pensieri dolci che ti attendono laggiù”
“Ci sarà qualcuno ad aspettarmi?” chiese stupita.
“Si, se sarai fortunata. Altrimenti tornerai nel blu della notte con un nuova memoria. Sei pronta a questa avventura?”
Nini ci pensó su. Era pronta.
Salutò la luna e scese il primo piolo. Sembrava tutto così facile e man mano che discendeva vedeva la Terra sempre più vicina e la luna sempre più distante.” Avrò fatto la scelta giusta? ” si chiese guardando in su.
D’improvviso un banco di nebbia l’avvolse. Nini non vedeva e sentiva nulla. Era sola su un piolo a giorni luce dalla Terra e nel grigio più oscuro.
“Aspetterò un pochino, magari passa…”
Ma più il tempo passava più il grigiore si incupiva. Poi udì qualcosa.
“Cos’è questo rumore?” domandò spaventata. Un frullo d’ali si mise a risuonare sempre più vicino. Grosse bestiacce nere e malefiche svolazzavano intorno a Nini facendo oscillare la sua scala.
“Fermi, mi farete cadere” urlò agli uccelli ma quelli continuarono imperterriti.
Nini pensò a ciò che le aveva detto la luna “questa scala ha tanti pioli quanti sono i pensieri dolci che ti attendono” e provò a scendere ancora ma… non c’erano più.
“Dov’è la mia scala? Ho paura, ho tanta paura ” e si aggrappó più forte però quelle bestie erano feroci e lei alla fine cadde nel vuoto.
Qualche metro. Solo qualche metro che le sembrò infinito. Poi sentì qualcosa di familiare e l’afferrò con tutte le sue forze. La sua scala era tornata. La nebbia era sparita, gli uccellacci se ne erano andati e il buio si era dissolto. Da lì la vide.
La sua mamma. E non ebbe più paura.
Poi guardò meglio e vide il suo papà e la sua sorellina.
“Oh mi aspetta tanta gente!” pensò felice e senza esitare proseguì il suo cammino.
L’attendeva un nome coraggioso e una vita tutta nuova.